L’uccello che beve lacrime è considerato il capolavoro di Lee Yeongdo, opera con la quale apporta nuova linfa al genere fantasy, ambientandola in un mondo ricco di elementi e personaggi tratti dal folclore e dalla cultura della Corea del Sud.
La Grande Guerra di Espansione aveva diviso il mondo a metà. I rettiliani naga, incapaci di sopravvivere nel freddo clima del nord, si erano impossessati del caldo sud. Qui vivevano altre tre razze: i possenti rekon, volatili umanoidi alti tre metri; i dispettosi tokkebi, capaci di governare il fuoco; e gli ingegnosi umani, in cerca di un re perduto. Ognuna era devota a una differente divinità e per centinaia di anni erano coesistite in uno stato di equilibrio che viene ora messo nuovamente in discussione. In una taverna che si staglia solitaria come ultimo baluardo di civiltà prima del confine, compare un uomo dall’aspetto agghiacciante. Il suo nome è Keigon Draca e sta cercando una missiva a lui indirizzata. Seguendo l’antica massima “tre ghermiscono uno”, l’umano Keigon è stato chiamato a entrare a far parte di una squadra di recupero insieme al rekon Tinahan e al tokkebi Pihyong. Quello che devono trovare è un naga, uno di quegli esseri semimmortali che vivono, silenziosi come spettri, al di là del confine, in città di austero marmo celate nell’impenetrabile foresta di Kiboren. Lee Young-do introduce così il lettore in un mondo esotico e pieno di misteri, a partire dal vero fine della missione di recupero. Intanto, nel regno dei naga che non hanno più un cuore, intrighi e omicidi si susseguono, portando un fratello e una sorella l’uno contro l’altra. Lee Young-do dà nuova linfa al genere fantasy con una epopea in quattro volumi arricchita da elementi e creature mai viste prima, ispirate alla tradizione coreana. Un umano, un rekon, un tokkebi e un naga si troveranno loro malgrado a dovere unire le forze. Durante il loro cammino li accompagnerà una domanda fondamentale: cos’è un re?