Il libro in cui Annie Ernaux affronta di petto l’indicibile: il trauma e la vergogna che hanno acceso in lei il desiderio di ribellarsi e di scrivere.
«Sotto la freddezza di uno stile asciutto, levigato da una ricerca di essenzialità mai fine a se stessa, bruciano le pagine di questo libro di Annie Ernaux. "La vergogna" è un romanzo-memoir che scavando nel sottosuolo dell'infanzia disseppellisce un dolore remoto ma anche un'epoca con le sue regole, i suoi riti, la sua lingua.» - Cristina Taglietti, La Lettura
«La scena che dà origine a "La vergogna" è una scena spartiacque, la prima data precisa dell'infanzia, che del trauma possiede la paura immediata e consecutiva, lo stato di allerta cui costringe, la forza con la quale s'incide nella memoria, l'impossibilità di condividerla con chiunque, per anni. Quel pomeriggio di giugno comincia il processo di separazione che la trasformerà in una nemica di classe per i suoi genitori, e in una scrittrice.» - Rossella Postorino, Tuttolibri
"L'aspetto peggiore della vergogna è che si crede di essere gli unici a provarla"
«Ho sempre avuto voglia di scrivere libri di cui poi mi fosse impossibile parlare, libri che rendessero insostenibile lo sguardo degli altri.»
Romanzo dell’infanzia e dei suoi abissi, La vergogna ricostruisce con spietata lucidità una presa di consapevolezza: quella di una bambina di dodici anni testimone della «scena» spartiacque, rimasta a lungo indicibile, che le fa scoprire di colpo di essere dalla parte sbagliata della società. Inventariando i linguaggi, i riti e le norme che delimitavano il suo pensiero e la sua condotta di allora, Ernaux sprofonda nella memoria intima e collettiva – fatta di usanze, espressioni e modi di dire – e scompone l’habitat del mondo in cui era immersa: la scuola privata, i codici della religione cattolica, il culto della «buona educazione», le leggi non scritte ma inviolabili della gerarchia sociale.
Come nessun altro, Annie Ernaux riesce a mettere a fuoco con bruciante distacco – da esemplare «etnologa di se stessa» – la più indifesa delle età, raccontando quel violento e reiterato sconcerto che è l’ingresso nella vita adulta.