La nostra vita nella savana è la storia di Gaia, ma è anche un inno alla libertà, al coraggio di accogliere il dolore e trasformarlo in amore, alla capacità di andare oltre le apparenze e vedere l'essenziale.
Gaia ha già diverse vite alle spalle. Nata a Bogotà e adottata a pochi mesi da una famiglia italiana, è cresciuta a Genova, animata dal costante desiderio di muoversi, viaggiare, esplorare. Per conoscere nuovi luoghi e persone, o forse per trovare un posto da chiamare "casa" nel senso più pieno del termine, un'identità in cui riconoscersi fino in fondo. Oppure, più semplicemente, per andare alla ricerca di quella felicità che tutti noi rincorriamo. È il lavoro di fotoreporter a portare Gaia in Kenya, dove ha l'occasione di avventurarsi nell'entroterra ed entrare in contatto con il popolo maasai: loro la accolgono con calore e le assegnano un nuovo nome, Naramatisho, che in lingua maa significa "persona che si occupa degli altri e su cui gli altri possono contare"; lei si accosta alle loro antichissime tradizioni con mente e cuore aperti, senza preconcetti. Soprattutto, Gaia conosce Ntoyiai, un giovane guerriero. La loro immediata sintonia, che supera anche la barriera linguistica, cresce fino a diventare un amore travolgente. Fino a che punto, però, è giusto seguire l'istinto, quando la ragione sembra suggerire tutt'altra strada? Gli ostacoli da superare non mancano, compresa una malattia degenerativa, che costringe Gaia a rientrare in Italia per sottoporsi a un delicato intervento chirurgico. Ma ormai il suo posto è nella savana, con Ntoyiai: è lì che può essere veramente felice. Gaia torna, e questa volta è per sempre. È l'inizio di una nuova vita, in cui due mondi apparentemente distanti si fondono e generano qualcosa di meraviglioso: una famiglia straordinaria e normalissima al tempo stesso. La nostra vita nella savana è la storia di Gaia, ma è anche un inno alla libertà, al coraggio di accogliere il dolore e trasformarlo in amore, alla capacità di andare oltre le apparenze e vedere l'essenziale.