Non era mai successo. Nessuno era riuscito ad accedere nella stanza del papa e a leggere le sue carte riservate. Centinaia di documenti che svelano la quotidiana precarietà della Chiesa, tra affari assai poco trasparenti e congiure di palazzo. Gianluigi Nuzzi, dopo "Vaticano S.p.a." sullo scandalo dello Ior, racconta, grazie alle carte fornite da una fonte segreta, le storie, i personaggi e i travagli che dividono oggi la Chiesa e che coinvolgono l'Italia e la sua politica. Anche quella del governo Monti. Le lettere di Boffo, l'ex direttore bruciato da veline di palazzo, quelle di Vigano che, dopo aver fatto risparmiare milioni al Vaticano, è costretto alle dimissioni, le donazioni private (anche quelle di Bruno Vespa), le raccomandazioni a Gianni Letta, il problema dell'Ici secondo i rapporti riservati del presidente dello Ior Gotti Tedeschi, il caso Ruby e Berlusconi ("vittima di una magistratura politicizzata"), gli incredibili pedinamenti degli 007 vaticani in territorio italiano, le verità sui Legionari di Cristo e la pedofilia in una testimonianza mai resa pubblica, le intemperanze di molti vescovi in ogni parte del mondo. Persino un incontro segreto tra Napolitano e il papa dì cui nessuno è a conoscenza. E don Juliàn Carrón, leader di Cl che accusa la diocesi di Milano di simpatie politiche. Nuzzi annoda i fili delle storie che insieme si leggono come se fossero capitoli di un thriller.
La recensione di VENPRED
Nella partita a scacchi che il Vaticano conduce ormai da un bel pezzo con la società secolarizzata, la mossa di gran lunga preferita è l’arrocco. Non c’è niente come un bell’omissis, o una negazione ad oltranza, per far magicamente scomparire ogni questione spinosa venga sottoposta dall'opinione pubblica - per non parlare di giornalisti tignosi e capaci - ad un cardinale o a un segretario di Stato. Qualcuno accusa le più alte gerarchie ecclesiastiche di coprire segreti inconfessabili a proposito dello scandalo dei preti pedofili? Non si risponda. Non se ne parli. Si avverte un brusio che circonda di scetticismo la liceità di certe operazioni finanziarie un po’ spregiudicate nelle quali il Vaticano ha messo più di uno zampino? Si faccia finta di niente. È la strategia migliore. “Si è uomini o non lo si è. La differenza? Viene dal coraggio di dire e fare la cosa che sai e ritieni giusta”. Non è una battuta tratta da “Il grande Lebowski”, ma la chiosa con la quale la misteriosa fonte alla quale Nuzzi si è abbeverato per comporre la sua inchiesta eccezionale comunica di aver preso la decisione più difficile della sua vita: la fonte “Maria” passerà al giornalista carte riservatissime, che arrivano dal cuore delle stanze vaticane, e che offrono una visuale eccezionalmente nitida e senza precedenti sulle dinamiche della guerra intestina che sta lacerando la Chiesa. Guerra? Sì, è in corso un conflitto fra un'azione di riforma della Chiesa, attraverso un moto che porti verso un graduale rinnovamento dell'istituzione, e le controspinte che a queste forze si oppongono, mirando a una restaurazione in piena regola e al mantenimento dello status quo. Costi quel che costi. Naturalmente la Chiesa è potere, ed un potere che riverbera i propri effetti anche sulla società che da essa pretende di essere indipendente e autonoma. Il libro di Nuzzi si presenta come un dossier molto ben documentato, preziosa lezione di giornalismo fatto soprattutto con testimonianze scritte e incontri de visu con fonti che devono assolutamente restare segrete. Il risultato? Lo vediamo in questi giorni. Una 'vatileaks' drammatica, un watergate col clergyman che rimbalza dai rotocalchi agli schermi televisivi, promettendo di scuotere i nervi - già non saldissimi - di molti, fra le mura aureliane. Nuzzi è abilissimo a condurre questa danza sfrenata con piglio efficacemente narrativo, così che leggere, tappa dopo tappa, della “secret vatican war” di cui si racconta in Sua Santità diventa un’esperienza caldamente consigliata a chiunque apprezzi i romanzi di Le Carré. Le correnti e le avverse fazioni che si contendono i privilegi e il potere garantiti da un’istituzione che rappresenta un miliardo di persone al mondo, sarebbero bell’e pronte, per come emergono dal libro, ad essere trasposte in una fiction che solo qualche sceneggiatore americano di grande mestiere potrebbe valorizzare come si deve. In questo serial, che per continuare nel gioco potremmo intitolare provvisoriamente I Vaticano's, il dramatis personae è ricchissimo e presenta tutte le sfumature dell'animo umano. Già. Perché, come sempre accade nelle buone narrazioni, dove c'è potere e ci sono soldi va in scena una commedia umana con protagonisti e comprimari mossi da passioni, ambizioni, rancori. Dai lineamenti arcinoti del Cardinale Bertone - giusto per citare un nome fra i più ricorrenti - emana fra queste pagine una luce sinistra, e lo stesso livido bagliore riverbera dai mille manutengoli che si affaccendano per tramare e consolidare (o distruggere, a mezzo di diffamazione) fortune di presuli, carriere di giornalisti, relazioni fra le parti. Figure di laici dalle ottime entrature, com’è quella di Marco Simeon, prediletto avatar di Bertone per lo svolgimento di faccende forse troppo terrene (e nell’espletamento delle quali girano invariabilmente enormi quantità di denaro) perché se ne possa occupare il Cardinale, occupano il centro della scena, e attraversano il racconto di Nuzzi riaffiorando a volte come carsi, in mezzo a storie apparentemente scollegate da quelle in seno alle quali li avevamo incontrati in principio. E poi direttori di importanti giornali vicini alla chiesa che vengono fatti oggetto di campagne diffamatorie a mezzo stampa, solo per ridefinire assetti di potere divenuti invisi a qualche porporato; politici che patteggiano col Vaticano le tasse sugli immobili (dice niente l'acronimo ICI?). Insomma: la carne al fuoco è tanta. Papa Ratzinger, in mezzo a questo sabba spesso mediocre, emerge come una figura gravata da una responsabilità immane, ma la sua visione, più riformatrice di quanto non sia evidente ai più (com'è lo stesso Nuzzi a riconoscere in apertura del suo libro) deve fare i conti con una "ragione di Stato che ipoteca ogni cambiamento". Per questo è opportuno leggere con attenzione le quasi quattrocento pagine di "Sua Santità", e distinguere il grano (pochino, in verità) dal loglio. Nulla di sconvolgente, in verità, emerge dalle carte che Nuzzi fedelmente appone in calce alla sua titanica fatica giornalistica, e in fondo, dalla lettura di questo libro non si esce più consapevoli di una realtà che chiunque abbia fatto il militare a Cuneo (leggi: chiunque sia un uomo di mondo) non sappia già, in cuor suo. Ma allora perché – a libro ormai chiuso – resta la straniante sensazione di aver assistito a uno spettacolo osceno?