Il libro di Vitaliano Trevisan non è soltanto un memoriale di oltre 650 pagine dedicato alle esperienze lavorative del narr?atore, ma è soprattutto una sorta di compendio del progetto di scrittura perseguito dall’autore nel corso di almeno due decenni tra letteratura, teatro e cinema.(…) Works si presenta come un resoconto autobiografico che racconta le esperienze lavorative affrontate dal narratore, per lo più nella provincia di Vicenza, tra i quindici e i quarant’anni circa(…). È il 1976 quando il giovane autore che desidera una bici nuova viene costretto dal padre ad accettare un lavoro estivo da saldatore in una fabbrica di gabbie per uccelli; un lavoro non in nero, quindi, mentre saranno irregolari molti dei successivi, quasi nessuno dei quali aveva avuto finora una rappresentazione efficace nella letteratura italiana recente: manovale nell’edilizia, cameriere, venditore di mobili che non gli piacciono, gelataio in Germania, manutentore, aiuto orefice, portiere di notte... e anche, per un periodo, ladro e spacciatore di sostanze stupefacenti. Pertanto, se la mappa non è il territorio, come Trevisan ama ripetere, neanche il suo libretto di lavoro corrisponde alla lunga serie di carriere mancate e “false partenze”. Ciò è paradigmatico dei percorsi discontinui e frammentari di tanti lavoratori di ieri e di oggi. (…) Lo scrittore vicentino smaschera qui il mito del curriculum lineare e rassicurante in una società in cui l’istituto del lavoro fisso è imploso come non mai. Tuttavia, non è possibile leggere Works come un pamphlet di uno di quei “professionisti della realtà” che hanno fatto della denuncia un mercato. Per Trevisan il lavoro è e rimane una maledizione. Eppure, l’accumulo di occupazioni apparentemente insensate l’una rispetto all’altra rivela anche “come il lavoro altro non sia se non un’invenzione dell’uomo per contrastare l’insensatezza dell’esistenza, per rendere più leggero il peso di quell’insensatezza” senza ignorarla. E tra le pagine più belle di Works ve ne sono parecchie in cui l’autore non si vergogna di raccontare quanta soddisfazione può esserci in un lavoro manuale ben fatto. Inoltre, il volume s’intitola significativamente Works per riferirsi sia ai “lavori” sia alle “opere” di Trevisan e racconta anche la genesi e l’ispirazione delle sue scritture con la consueta sapienza ritmica e con dovizia di note rimandi interni e intertestuali. (…) Works è dunque l’opera di un autore che non vuol lasciare nulla in sospeso nella propria esistenza, cercando di dare a essa una parvenza di senso proprio attraverso la scrittura.
Recensione di Claudio Panella