Lidio Cerevelli è figlio unico di madre vedova. Un bravo ragazzo, finché alla festa organizzata al Circolo della Vela non arriva Helga: bella, disinibita e abbastanza ubriaca. Lirica, la severa madre di Lidio, abile e ricca imprenditrice dell'edilizia, ha vedute molto diverse. Suo figlio deve trovare una moglie "made in Italy", una ragazza come si deve. Magari la nipote del professor Eugeo Cerretti, Eufemia, un ottimo partito con un piccolo difetto: è brutta da far venire il mal di pancia solo a guardarla. Ma forse Lidio ha trovato il modo per uscire dalla trappola e realizzare tutti i suoi sogni: durante un sopralluogo per un lavoro di ristrutturazione, in un muro maestro scova un gruzzolo di monete d'oro, nascosto chissà da chi e chissà quando. Intorno a questo quintetto e al tesoro di Lidio, un travolgente coro di comprimari. A cominciare dalle due donne più belle del paese: Olghina, giovane sposa del potente professor Cerretti, che fa innamorare Avano Degiurati, direttore della Banca del Mandamento; e Anita, la moglie del muratore Campesi, di cui si incapriccia Beppe Canizza, il focoso segretario della locale sezione del Partito. E poi l'Os de Mort, di professione "assistente contrario", cuochi e contrabbandieri, l'astuto prevosto e l'azzimato avvocato... Immancabili, a vigilare e indagare, i carabinieri guidati dal maresciallo Maccadò.
La recensione di VENPRED
Se potesse parlare, il lago di Como, forse racconterebbe a modo suo l’ “Addio ai monti” di Lucia Mondella, oppure, con un gusto un po’ più noir, le fughe notturne dei banditi-frontalieri di Massimo Carlotto. Se avesse un preciso accento e una precisa cadenza queste storie le racconterebbe con la voce di Andrea Vitali, il medico bellanese che sulle sponde del lago ha ambientato tutte le sue storie. Sornione, mite e placidamente divertito: è un registro propriamente “lacustre” quello utilizzato dall’autore diUna finestra vistalagoeUn amore di zitella. Ma i suoi personaggi, al contrario, sono pieni di vitalità. Il brigadiere della locale stazione dei Carabinieri Maccadò, fedele alla divisa e non al Duce, il farmacista, il prevosto, il segretario comunale e il direttore della banca. E poi, naturalmente, le loro donne: brutte e pettegole, curiose e ridanciane e talvolta, raramente, bellissime e lascive. Tutti con nomi in disuso e caratteri decisi: troppo ingenui o troppo furbi, impulsivi o rammolliti, legati da antiche parentele che si perdono nella leggenda, vivono dei loro piccoli intrighi di paese, fino a che, ogni volta, un piccolo insignificante evento arriva a turbare la loro tranquillità. Anche stavolta il lago è il testimone privilegiato: la giovane e procace Helga, svizzera in vacanza con il suo gioviale gruppo di amici, sta godendo le gioie della natura con Lidio Cerevelli, giovane rampollo di una famiglia di costruttori. Una passione incontenibile la loro, che si consuma nel giro di un’estate, in barba ai voleri della vedova Cerevelli, madre di Lidio e rigido timoniere della premiata azienda di famiglia. Da quando è morto suo marito ed ha assunto il comando della ditta, Lirica non ha mai concesso un briciolo di autonomia al figliolo quasi trentenne, non per mancanza di fiducia ma per vanità personale, probabilmente. Solo dopo lunga e penosa opera di convincimento del prevosto, la vedova ha promesso: “il timone sarà tuo solo dopo il matrimonio”. Ma mentre Lidio si vede già pronto a impalmare la “svizzerotta”, la madre cerca per lui un buon partito. E chi meglio della Eufemia, nipote del professore Cerretti, primario di chirurgia e noto massone? In paese lo sanno tutti, sedersi al tavolo con il professore Cerretti - le sue cene sono sempre e solo composte da sette uomini - è preludio di una sicura e folgorante carriera. Allo stesso tempo tutti sanno che mettersi contro di lui, ad esempio frequentando per molti mesi il letto della sua giovane moglie, è presagio di fulminea sventura, proprio come è successo al direttore della banca locale Avano Degiurati. Mettersi contro la volontà del professore insomma, non è proprio possibile, neanche di fronte all’evidenza del fatto che Eufemia è una delle ragazze più brutte mai viste in paese. Se a questa intricata vicenda aggiungiamo che il professore vorrebbe ristrutturare la sua vecchia casa grazie alle maestranze dell’impresa edile Cerevelli, allora sì che il racconto prenderà gusto. Andrea Vitali in questo è un vero maestro: lentamente si diverte a imbastire la sua trama, dipingendo lunghe, lunghissime pennellate che si possono leggere anche come racconti a sé stanti. L’intrigo vero e proprio, il salto nella storia, parte quando gli operai che lavorano alla vecchia casa trovano tra i mattoni un tesoro, una sacco pieno di monete d’oro. Naturalmente il giovane Lidio viene messo al corrente e ovviamente il suo pensiero varca i monti per arrivare fino in Svizzera, dove la bella Helga lo sta aspettando – purché in possesso di dote o ricchezze, anche fatalmente rinvenute. L’indagine di Maccadò e degli altri Carabinieri di stanza a Bellano, personaggi già noti agli assidui lettori di Andrea Vitali, procedono come al solito un po’ blande, tra chiacchiere, pettegolezzi e le solite ingerenze di regime. Di certo, anche in questo caso, non è l’indagine a incuriosire il lettore, ma tutto il mondo variopinto intorno a cui ruotano i suoi strepitosi personaggi.