Afferrare un coltello da prosciutto in caduta libera è una pessima mossa. Ma Marta lo sa, lo sa già. Non serve che il papà la rimproveri. Certo, lo ha capito un attimo prima di afferrarlo, però ha ritirato la mano giusto in tempo. È stata sveglia: «Alt! Pericolo! Ritira quella mano». E lei lo ha fatto. Poi però il papà la rimprovera; la rimprovera lo stesso, in modo che sappia, ufficialmente, che quello che le ha consigliato la sua testa è la cosa giusta. Marta sta imparando il mondo, un mondo che non sembra poi così entusiasmante a detta di quei volti, così misteriosamente provati, che le stanno intorno. Ma lei si entusiasma lo stesso, non ha alcuna intenzione di somigliare a quegli adulti così pieni di pensieri. Ma cosa saranno mai, poi, questi pensieri? No, Marta non li avrà quei pensieri. Per niente al mondo. Poi però, scopre che la vita non ti chiede un parere, che nessun adulto avrebbe voluto quei pensieri, se avesse potuto scegliere, che è vivere che ti carica di pensieri e che, a volte, te ne infligge alcuni che sono più grandi di te.